Domenica 17 Febbraio 2013, ancora una volta accolti dalla voce di Patrizio Righero ci apprestiamo ad una nuova, breve full-immersion nel mondo della Terra di Mezzo.
Sono i giorni dell’annuncio dell’imminente abdicazione di Papa Benedetto XVI e Righero ci invita ad una riflessione aprendo la puntata in questo modo:
“A proposito del ‘fallimento di Frodo’, in una delle sue lettere, Tolkien afferma:
“Non penso che il fallimento di Frodo sia stato un fallimento morale.
All’ultimo momento la pressione esercitata dall’anello aveva raggiunto il massimo; nessuno avrebbe potuto resistergli.
Certo, non dopo averlo posseduto a lungo. Mesi di tormento sempre più grande, soprattutto perché Frodo era esausto e affamato.
Frodo aveva fatto tutto quello che aveva potuto e non si era certo risparmiato e aveva creato una situazione in cui l’obiettivo della sua ricerca avrebbe potuto essere raggiunto.
La sua umiltà e le sue sofferenze vennero giustamente ricompensate dall’onore più alto, e l’aver esercitato la pazienza e la compassione nei confronti di Gollum gli fecero meritare la pietà.
Il suo fallimento si trasformò in vittoria.
Noi siamo creature finite, limitate per quanto riguarda i poteri della struttura corpo-spirito, sia nell’azione sia nella capacità di sopportazione.
Il fallimento morale può essere dichiarato solamente quando gli sforzi e la capacità di sopportazione di un uomo si fermano al di sotto dei suoi limiti e il biasimo diminuisce quanto più ci si è avvicinati a questi limiti.”
“Queste parole” commenta Righero “uniscono idealmente la figura di Benedetto XVI, personaggio storico, e Frodo, personaggio creato dalla mente di Tolkien”.
Un’occasione in più per soffermarci a meditare sui tanti insegnamenti che si possono trarre dalle opere di Tolkien che, benchè frutto unico della fantasia di un uomo, riescono sempre a risultare in qualche modo attuali. Insegnamenti che – è bene sottolinearlo – spesso non ci appaiono immediati, che sia per una questione di età o di grado di riflessività della nostra lettura, e allora ecco che simili spunti dovrebbero indurci a riflettere anche sul significato più profondo di queste sere d’Inverno passate a chiacchierare di Nani, Elfi, Hobbit e via dicendo…
Rimandando alla fine di questo ciclo di relazioni le nostre brevi considerazioni, ci immergiamo subito nel vivo della serata.
Molti di noi conoscono già Roberto Fontana, autorevole esperto di Tolkien, delle sue opere e delle sue lingue.
Ed ecco quindi che ci avviamo in questa “passeggiata per la Terra di Mezzo, alla scoperta di usi e costumi dei suoi popoli.”
Attraverso una piacevole narrazione di curiosità provenienti dall’universo Tolkieniano, non tutte reperibili nei volumi editi in Italia, Fontana ci conduce lungo un percorso che inizia e termina con la costatazione della profondità dei lavori del Professore, curati fin nei minimi particolari con quello zelo e quella dedizione che sono a tutti ormai noti e familiari.
Per introdurre questa veloce carrellata fra tutte le creature più importanti inserite da Tolkien nel suo legendarium, Fontana non poteva che scegliere i cosiddetti Priminati: gli Elfi.
Una sommaria descrizione introduttiva su questa razza fa da preambolo ad una serie di appunti tratti dalla History of Middle Earth che il nostro relatore ci regala:
Quanto invecchiano gli elfi?
Quando raggiungono la maturità?
Sono solo alcune delle domande a cui in questa serata abbiamo trovato risposta.
“Sappiamo che gli Elfi vivono finchè vivrà Arda - ci spiega Fontana - non si quale destino seguiranno quando Arda finirà. Hanno una crescita diversa da quella degli Uomini: Tolkien ci dice che raggiungono la piena maturità a 50 anni, ma ad un anno sono già capaci di cantare.
Non a caso, gli Elfi sono detti “Quendi”, Coloro che parlano, e il loro massimo diletto è inventare linguaggi (non dimentichiamo che Tolkien era filologo).”
Una volta raggiunta la maturità, la maggior parte degli Elfi normalmente si appresta al matrimonio; ci viene allora descritto con dovizia di particolari il tradizionale matrimonio elfico, partendo da un fidanzamento piuttosto informale, dove il consenso dei genitori non è strettamente necessario, fino al banchetto di nozze e allo scambio dei doni.
A proposito di quest’ultimo, Fontana ci fa notare che in occasione del matrimonio la madre della sposa dona allo sposo un “pegno sponsale”, riportandoci al noto episodio del Signore degli Anelli in cui Galadriel, nonna di Arwen (la madre era partita per Aman), consegna ad Aragorn l’Elessar.
“Tolkien è un affabulatore tremendo, riesce ad intrecciare tutte queste storie in maniera davvero mirabile.”
Il matrimonio è una delle poche occasioni in cui gli Elfi invocano Eru.
“In Tolkien non vediamo mai scene di preghiera.”
I figli nascono al massimo nei primi dieci, venti anni di matrimonio al massimo, e generalmente non superano il numero di quattro – ad eccezione dei sette figli di Feanor.
“Non esistono episodi di violenza sulla donna nel mondo degli Elfi.”
Persino nella storia di Eöl e Aredhel, non si parla mai di violenza, ma solo di un matrimonio che non rispetta la tradizione.
Si passa ai Nani, al racconto della creazione dei loro sette Padri da parte del Vala Aule, e delle sette tribù da essi discendenti e – immancabilmente – a qualche elucubrazione sulle Nane.
“Le Nane sono tenute segrete. I Nani hanno molte cose protette dal segreto: il linguaggio (tant’è che per scrivere comunemente i Nani usavano le rune create dall’Elfo Celebrimbor), i veri nomi (tutti i nomi menzionati nel Signore degli Anelli sono elfici), e perfino le donne. Quando escono allo scoperto, le Nane si vestono da uomini, per cui sono pressochè indistinguibili dalla loro controparte maschile.”
Tenaci e resistenti – sono stati creati da Aule per combattere Melkor – il loro punto debole è l’avidità. “Gli Anelli non trasformano i Nani in spettri, come succede agli uomini, ma accrescono la loro avidità. A Khazad-Dum, per l’inestinguibile desiderio del Mithril, risveglieranno il Balrog.”
Arriviamo finalmente ai nostri adorati Hobbit:
“Una razza di Uomini piccoli, perché abituati a vivere nei buchi. Originari della zona ad Est delle Montagne Nebbiose, man mano migrano verso Ovest sotto la pressione dell’avanzata degli Uomini e di Sauron.”
Non mi soffermo sul racconto delle origini e dello stanziamento nell’Eriador, di cui si possono trovare facilmente notizie nel Signore degli Anelli, preferendo dedicare questo breve spazio ad alcune curiosità rivelateci da Fontana sul modo in cui gli Hobbit governano se stessi e sulle loro usanze.
“Ottenuto il territorio della Contea dal Re di Arnor, in cambio della promessa di aiutare i suoi messaggeri, gli Hobbit si dotano di un Conte, che non era nient’altro che un condottiero militare.
Il primo conte fu Vecchiobecco, capostipite della famiglia Buck. Il governo effettivo spetta invece al Sindaco di Pietraforata.”
“Gli Hobbit – ci ricorda Fontana – amano immensamente mangiare: frutta, crostate, torte salate, prosciutto, il famoso coniglio con le patate (e qui cogliamo l’occasione per segnalare, a chi non lo conoscesse, il suo libro Guida per viaggiatori della Terra di Mezzo, in cui potete trovare curiosità di questo genere e tanto altro), ma soprattutto amano fumare: la Stella del Sud, la Foglia di Pianilungone e il Vecchio Tobia erano i marchi più apprezzati.
Particolarmente interessante è la descrizione del galateo Hobbit: cosa si porta in dono quando si viene invitati a cena da uno Hobbit? Quando si consegna il dono? Quando lo si apre?
“I doni sono una vera e propria questione sociale per gli Hobbit. Anche il litigio fra Déagol e Sméagol per il possesso dell’Anello viene spiegato da Tolkien con questa storia del regalo di compleanno.”
Per chi non lo ricordasse, nel Signore degli Anelli viene spiegato che il giorno del suo compleanno, un festeggiato Hobbit era tenuto a fare dei regali a tutti i suoi invitati.
Tutto sommato però l’etichetta Hobbit non imponeva grosse spese: un fiore raccolto in un campo, del pane appena sfornato e via dicendo erano considerati rispettabilissimi doni.
L’importante era consegnare i regali e aprire i regali in privato, quando non c’erano altri ospiti.
“Una vera e propria lezione di galateo di sostanza, di cui noi ci siamo un po’ dimenticati.” Costata Fontana.
Si passa infine agli Uomini, e nello specifico alle usanze dei Númenoreani.
“Alla fine della Prima Era gli Uomini che avevano combattuto contro Melkor vengono premiati dai Valar, che fanno loro dono di un’isola nel bel mezzo del Grande Mare.
A metà fra Aman e la Terra di Mezzo, gli Uomini di Númenor riescono ad intrattenere relazioni commerciali con gli Elfi dell’una e dell’altra parte.
Un esempio di questi scambi commerciali da un capo all’altro di Arda?
“I Mellyrn di Lothlórien vengono portati nella Terra di Mezzo dai Númenoreani, che a loro volta li avevano ricevuti dagli Elfi di Tol Eressëa.”
Per quanto riguarda le usanze “spirituali” degli Uomini di Númenor, Fontana ci spiega che essi usavano andare a pregare sul Meneltarma, il punto più alto dell’isola.
“Tutta la popolazione era libera di accedere alla cima del Meneltarma, ma soltanto il Re, e soltanto in tre occasioni (Erukyerme, Erulaitale, Eruhantale), poteva pregare ad alta voce e a nome di tutto il popolo. Una delle poche menzioni della preghiera in Tolkien, che è molto attento a non ricreare un’espressione della religiosità che possa apparire cristiana in un’epoca che cristiana non era.”
Una pausa, un po’ di musica e di nuovo in diretta, con Fontana pronto a rispondere alle richieste del pubblico…e a tradurre nomi in elfico.
Stavolta gli ascoltatori da casa sono piuttosto attivi ed agguerriti e piovono domande di ogni tipo:
ci ritroviamo così a scoprire un comun denominatore fra i Nani e gli Ebrei, nell’operosità che caratterizza entrambi i popoli, a fugare qualche dubbio sulla natura dell’uomo-orso Beorn, che può mutare la propria pelle in quella di un temibile animale, ma anche avere figli come qualsiasi umano, e a discutere dei rapporti della stirpe di Durin con gli Elfi o i Nani di Erebor, delle lingue inventate da Tolkien, dei frequenti incubi su ragni e isole che si inabissavano che tormentavano Tolkien e che Tolkien ha voluto in qualche modo stigmatizzare facendoli diventare parte del suo legendarium.
Si giunge quindi al termine di questa seconda serata, fra complimenti e ringraziamenti Righero e Fontana ci salutano, invitandoci a non perdere la terza conferenza in programma: Andata e Ritorno, con Manuel Marras ed Elisabetta Spinelli, entrambi membri dell’associazione.
Ce ne andiamo a letto tutti arricchiti, chi più chi meno, da questa piacevole chiacchierata con Roberto Fontana e gli amici di Sentieri Tolkieniani, impazienti per il prossimo incontro.
(Il solito promemoria...)
Nda. Dovendo sintetizzare e adattare ad una relazione scritta tutto quanto è stato detto nel corso di una serata, ho ritenuto opportuno operare tagli e spostamenti laddove questi mi sembrassero indispensabili per garantire una certa coerenza e linearità al testo;
in ogni caso, ho cercato comunque di mantenere il senso particolare e generale di quanto veniva detto, e in ciò mi è stato molto utile il virgolettato, che indica, beninteso, citazioni più o meno letterali dai presenti.
La lettura di questi articoli vale comunque come invito ad ascoltare l'intera conferenza, che potete trovare all'indirizzo sotto riportato, per chi se la fosse persa.
Per chi invece avesse partecipato direttamente o indirettamente all'incontro, mi auguro che i contenuti sopra riportati possano essere - a distanza di tempo - comunque di gradimento e di aiuto per tirare le fila di quanto è stato detto.
Ringrazio Sentieri Tolkieniani per l'autorizzazione alla pubblicazione testuale dei contenuti esposti in questo ciclo di conferenze.
Per ulteriori informazioni, è possibile ascoltare la registrazione della conferenza su Spreaker
Tinùviel
Il Fosso di Helm