Il Fosso di Helm

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L’ispirata invocazione di Sam nella tana di Shelob

A Elbereth Gilthoniel / o menel palan-diriel, / le nallon sí di’nguruthos! / A tiro nin, Fanuilos!

L’ispirata invocazione di Sam nella tana di Shelob in Cirith Ungol, è così tradotta nel volume “La realtà in trasparenza”:

“O Elbereth figlio delle stelle / che dal cielo guardi lontano, / io ti invoco ora dall’oscurità della (paura della) morte! / Guarda verso di me Semprebianco!”.

La traduzione italiana appare però differente dall’originale inglese, riportata nel volume “Letters” da me qui tradotta:

“O Elbereth che accendi le stelle (Star-kindler nell’originale) / che dal cielo guardi lontano, / io ti invoco ora dall’ombra della morte! / Guarda verso di me Semprebianco!”.

Analizziamo ogni singolo verso separatamente.
Il primo verso si apre con il vocativo a = “o” (da non confondere con la congiunzione a = “e”), seguono poi il nome proprio Elbereth = “Regina delle Stelle”, l’appellativo Sindarin per Varda, sposa di Manwë, e l’appellativo Gilthoniel = “[Colei] che Accende le Stelle”. Nel secondo verso si ha la preposizione o = “da”, il sostantivo menel = “cielo” e il participio presente palan-diriel = “che guardi lontano”, derivato dal verbo palan-dir- = “guardare lontano e vasto” (formato da palan = “lontano e vasto” e dir < mmo di tir- = “guardare”). Il terzo verso inizia con il pronome le = “a te, ti”, seguito dal presente nallon = “invoco” (derivato dal verbo nalla- = “invocare”), dall’avverbio sí = “qui”, dalla preposizione di = “sotto” (usata qui con il significato di “nella”) e dal vocabolo nguruthos < mmo di guruthos derivato da gur(u)th = “morte”.

Non è chiaro da dove provenga la traduzione “oscurità” o “ombra”, forse la parola guruthos indica il concetto di “ombra della morte”. L’ultimo verso inizia ancora con il vocativo a = “o”, seguito dall’imperativo tiro = “guarda!” (derivato dal verbo tir- = “guardare”), dal pronome nin = “me stesso, nei miei riguardi” e da un altro appellativo di Varda, Fanuilos = “Semprebianca”. Si noti che non si ha nessun vocabolo Sindarin per “verso”, ma questo dovrebbe essere inglobato nel verbo tir-, assumendo il significato di “vigilare, sorvegliare”.

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