Il Fosso di Helm

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La lettera del Re

al di fuori de signore degli anelli, la fonte più importante di testi sindarin, oltre ad essere anche il più lungo testo in qualsiasi lingua elfica, è la “lettera del re”, parte dell’epilogo a il signore degli anelli, che tolkien successivamente decise di eliminare.

con questa lettera aragorn, ormai re di gondor, annuncia a sam una sua imminente visita ai confini della contea, e lo invita a presentarsi al ponte sul baranduin insieme a sua moglie e a tutti i suoi figli; questo testo fu poi pubblicato nel volume “sauron defeated”, non pubblicato in italia.
segue il testo originale e la traduzione dall’inglese.

elessar telcontar: aragorn arathornion edhelharn, aran gondor ar hîr i mbair annui, anglennatha i varanduiniant erin dolothen ethuil, egor ben genediad drannail erin gwirith edwen. ar e aníra ennas suilannad mhellyn în phain: edregol e aníra tírad i cherdir perhael (i sennui panthael estathar aen) condir i drann, ar meril bess dîn; ar elanor, meril, glorfinniel, ar eirien sellath dîn; ar iorhael, gelir, cordof, ar baravorn, ionnath dîn. a pherhael ar am meril suilad uin aran o minas tirith nelchaenen uin echiur.

“elessar telcontar (nomi quenya): aragorn figlio di arathorn, gemma-elfica, re di gondor e signore delle terre occidentali, si avvicinerà al ponte sul baranduin nell’ottavo giorno di primavera, ovvero secondo il calendario della contea il secondo giorno di aprile. ed egli desidera lì salutare tutti i suoi amici. specialmente egli desidera vedere mastro samwise (che dovrebbe essere chiamato fullwise), sindaco della contea, e rosa sua moglie; e elanor, rose, cioccadoro e daisy le sue figlie; e frodo, merry, Pipino e hamfast, i suoi figli. per samwise e rosa il saluto del re di minas tirith, il trentunesimo giorno di stimolo.”
(ho mantenuto la versione originale samwise e non samvise per lasciar intendere il gioco di parole tra parentesi.)

il testo è lungo e complesso, perciò lo analizziamo frase per frase. elessar telcontar: aragorn arathornion edhelharn: elessar telcontar sono nomi quenya e non vengono qui tradotti. aragorn è un nome proprio, seguito da arathornion, cioè dal nome arathorn con il suffisso –ion < iôn = “figlio, discendente”, quindi arathornion = “figlio di arathorn”; edhellarn è uno dei tanti appellativi di aragorn ed è formato da edhel = “elfo” e da harn < mmo di sarn = “pietra (piccola)”, traducibile meglio con “gemma”, dando così il famoso appellativo di “gemma degli elfi” o “gemma elfica”, a causa della gemma che portava sulla fronte come corona.

aran gondor ar hîr i mbair annui: la frase è formata dal sostantivo aran = “re”, dal nome geografico gondor, dalla congiunzione ar = “e”, dal sostantivo hîr = “signore, padrone”, dal mn i mbair < in bair = “delle terre”, formato dall’articolo in = “le” usato con funzione genitiva “delle” e dal sostantivo bair = “case, dimore” (singolare bâr) usato qui per indicare le terre abitate della tdm, e dall’aggettivo annui = “occidentali” (singolare ancora annui).

anglennatha i varanduiniant erin dolothen ethuil: la frase è composta dal futuro anglennatha = “si avvicinerà” (declinato dal verbo anglenna- = “avvicinarsi”), dall’articolo i = “il” che provoca il mmo varanduinant < baranduinant = “ponte sul baranduin”, sostantivo composto dal nome proprio del fiume baranduin e dal sostantivo iant = “ponte”; si ha poi la preposizione erin = “sul, sopra il” seguita dall’aggettivo dolothen < mmo di tolothen = “ottavo” e dal sostantivo ethuil = “primavera”. come si vede, non si ha nessun vocabolo sindarin per “giorno”, che probabilmente rimane sottinteso. la traduzione letterale dovrebbe essere in effetti: “avvicinerà il ponte sul baranduin sull’ottavo [giorno] di primavera”.
si noti che l’uso della preposizione erin = “sul”, che appare abbastanza strano in italiano, è invece perfettamente coerente con l’originale inglese “…on the eighth day of spring”. non è chiaro invece perché l’aggettivo dolothen sia posto prima del sostantivo ethuil e non dopo come sarebbe più corretto e come è riportato nella frase seguente.

egor ben genediad drannail erin gwirith edwen: la frase è composta dall’avverbio egor = “ovvero”, dalla preposizione ben = “secondo il”, dalla costruzione genitiva formata dal gerundio genediad = “calcolando” (derivato dal verbo genedia- = “calcolare, computare”) usato qui come sostantivo “calcolo dei giorni” cioè “calendario” (l’uso dei gerundi come sostantivi è usuale in sindarin, come nell’inglese) e dal sostantivo drannail, un derivato di drann = “contea”; si ha poi la preposizione erin = “sul, sopra il” seguita dal nome del mese gwirith = “aprile” con l’aggettivo edwen = “secondo”.
si noti che ancora non si ha una parola sindarin per “giorno” che rimane quindi sottintesa. la traduzione letterale dovrebbe essere in effetti:
“ovvero secondo il calendario della contea sul secondo [giorno] di aprile”.

ar e aníra ennas suilannad mhellyn în phain: la frase inizia con la congiunzione ar = “e”, seguono il pronome e = “egli”, il presente aníra = “desidera” (derivato da aníra- = “desiderare”), l’avverbio ennas = “lì, là”, il gerundio suilannad = “salutando” (derivato da suilanna- = “salutare”) usato qui al posto dell’infinito come spesso accade in sindarin e traducibile quindi con “incontrare”, il sostantivo mhellyn < mmo di mellyn = “amici” (singolare mellon, anche se il mmo più usuale dovrebbe essere vellyn), il pronome în, probabile derivazione di dîn = “suoi” (inalterato al singolare), e l’aggettivo phain = “tutti” (singolare phân).

edregol e aníra tírad i cherdir perhael: la frase è formata dal vocabolo edregol, non noto ma probabilmente traducibile con “specialmente” (presenta il suffisso –ol tipico dei participi presenti con desinenza in -mente) dal pronome e = “egli”, dal presente aníra = “desidera” (derivato da aníra- = “desiderare”), dal gerundio tírad = “vedendo” (derivato da tíra- = “vedere”) usato qui al posto dell’infinito come spesso accade in sindarin e traducibile quindi con “vedere”, dall’articolo i = “il”, dal sostantivo cherdir < mmo di herdir = “mastro”e dal nome proprio perhael, cioè samwise.
la traduzione letterale dovrebbe essere in effetti:
“specialmente egli desidera vedere il mastro samwise”. (i sennui panthael estathar aen): questa frase tra parentesi è poco chiara. l’articolo i = “il” è usato come pronome “che”, il vocabolo sennui è sconosciuto, il nome proprio panthael è una storpiatura di perhael, poiché in sindarin il prefisso per- indica “metà” (come in peredhel = “mezzelfo” o perian = “mezzo uomo”), mentre pant = “pieno”. il gioco di parole è parzialmente reso in inglese con samwise e fullwise. la parte finale è formata da estathar = “chiameranno” e da aen che dovrebbe indurre una forma riflessiva “essi saranno chiamati” ma non si capisce in che relazione sia questo verbo con il soggetto singolare panthael.

condir i drann, ar meril bess dîn: la frase è formata dal sostantivo condir = “sindaco”, dall’articolo i = “la” usato come genitivo “della” (anche se sarebbe più adatto en = “della”), dal sostantivo drann = “contea” (che però dovrebbe subire il mmo e diventare dhrann), dalla congiunzione ar = “e” (dovrebbe essere più usuale il semplice a, poiché il vocabolo successivo non inizia per vocale), dal nome proprio meril, cioè rosa, dal sostantivo bess = “moglie” e dall’aggettivo dîn = “sua” (che però dovrebbe subire il mmo e diventare dhîn). in effetti, la frase presenta parecchie stranezze grammaticali, e una forma più usuale dovrebbe essere:
condir en-drann, a meril bess dhîn.

ar elanor, meril, glorfinniel, ar eirien sellath dîn: la frase è formata dalla congiunzione ar = “e”, dai nomi propri elanor, meril e glorfinniel, cioè elanor, rosa e cioccadoro, ancora dalla congiunzione ar = “e”, dal nome proprio eirien, cioè daisy, dal plurale collettivo sellath = “figlie” (formato da sell = “figlia” con il suffisso collettivo –ath) seguito dall’aggettivo dîn = “sue” (invariato al singolare ma che dovrebbe subire il mmo e diventare dhîn).

ar iorhael, gelir, cordof, ar baravorn, ionnath dîn: la frase è formata dalla congiunzione ar = “e”, dai nomi propri iorhael, gelir e cordof, cioè frodo, merry e Pipino, ancora dalla congiunzione ar= “e”, dal nome proprio baravorn, cioè hamfast, dal plurale collettivo ionnath = “figli” (formato da ionn < iôn = “figlio” con il suffisso collettivo –ath) seguito dall’aggettivo dîn = “suoi” (invariato al singolare ma che dovrebbe subire il mmo e diventare dhîn). a pherhael ar am meril

suilad uin aran o minas tirith nelchaenen uin echiur: la frase inizia con un mn a pherhael < an perhael, formato da an = “per” e perhael traducibile quindi con “per samwise”; si ha poi la congiunzione ar = “e”, un secondo mn am meril < an meril, traducibile con “per rosa”, il sostantivo suilad = “saluto” (forma accorciata del gerundio suilannad = “salutando” usato come sostantivo), la preposizione uin = “del”, il sostantivo aran = “re”, la preposizione o = “di”, il nome proprio minas tirith, l’aggettivo nelchaenen = “trentunesimo”, la preposizione uin = “dello” e il sostantivo echuir = “stimolo” (stagione che costituisce la parte iniziale della primavera).
si noti ancora l’assenza di un vocabolo sindarin per “giorno” che rimane sottinteso. in effetti la parte finale appare un po’ strana, poiché sarebbe stato più usuale la forma più semplice: i echuir nelchaenen, oppure i nelchaenen o echuir.
inoltre si noti l’assenza dell’articolo davanti al sostantivo suilad. la traduzione letterale della frase dovrebbe essere quindi: “per samwise e per rose il saluto del re di minas tirith, il trentunesimo [giorno] dello stimolo”.

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